La figura di Elena ha un valore anche dal punto di vista storico, in quanto la sua vocazione matura in un momento cruciale della vita della società e della Chiesa in Italia nel XIX° secolo.
Da un lato le guerre del Risorgimento, lo sviluppo industriale, l'esplosione della questione sociale, dello sfruttamento degli operai nelle fabbriche favoriscono l'impegno della Chiesa e dei religiosi verso i vari tipi di povertà che emergono. Dall'altro in quel periodo cresce la tensione e lo scontro tra la cultura dominante del tempo: illuminista, liberale, massonica, socialista, spesso anticlericale (vedi l'incameramento dei beni della Chiesa e degli Istituti religiosi, le leggi eversive).
Nella Chiesa e nel mondo cattolico, soprattutto dopo la presa di Roma, si accentua la percezione di essere “una cittadella assediata” e cresce il bisogno di difendere il papa. Verso quegli anni si sviluppa il movimento cattolico: i laici si uniscono, si organizzano, fanno delle celebrazioni, difendono la Chiesa con la stampa e con l'azione. Elena e la sua famiglia respirano l'aria di questo tempo e la giovane donna viene chiamata dalla Provvidenza ad inserirsi in questa situazione incandescente.
La sete di santità e la crescita nell'altruismo e nella carità, alimentate da una vita sempre più aperta alla preghiera e alle cose di Dio, plasmano la giovinezza e l'intera vita di Elena, aprendola alla consacrazione che peraltro avverrà in modo singolare.
La scoperta della sua vocazione, percepita durante un ampio arco di tempo come “desiderio di fare qualcosa per il Signore”, avviene in Elena gradualmente. Essa è il risultato di un discernimento non facile, che lei matura a Venezia, nella trama concreta delle situazioni liete e tristi, in ascolto delle persone che il Signore mette sulla sua strada, anche quando accetterà una proposta di matrimonio destinata a cadere.
L'incontro nel 1872 con il gesuita p. Sandri, animatore del nascente movimento laicale cattolico e fondatore della “Società femminile per gli interessi cattolici” e successivamente con i padri Bianchini e Carli, aprono Elena alla spiritualità ignaziana, che lei ama e riconosce come parte costitutiva del proprio carisma.
Dopo il primo tempo in cui ha partecipato in modo creativo alla Società delle donne cattoliche di Venezia, sotto l'azione della grazia, Elena chiarisce e delinea la sua vocazione originale nella Chiesa, come donna consacrata e come fondatrice. Attratta dal mistero dell'Incarnazione, lo esprime e lo rende visibile nel rispondere alla sete di Dio e dei valori umani e cristiani, presente nel cuore della gioventù del suo tempo, soprattutto quella più povera e incolta, alla cui educazione integrale dedicherà tutta la sua vita. Per Elena i giovani sono i capolavori di Dio, l'artista per eccellenza: “Come mai” – chiede a sé e alle sorelle nel 1902, quando a Venezia cade il campanile di S. Marco – “tutto il mondo si preoccupa giustamente di questa perdita e vorrebbe averla prevista e prevenuta, mentre sembra preoccuparsi meno della caduta di tante ragazze e ragazzi? Eppure, il valore di ciascuno di loro è incomparabile …”. E conclude, esortando le sorelle: “Impariamo a prenderci cura di loro con la passione più grande, restando loro accanto e offrendo l'aiuto di cui hanno bisogno”.
Le Ancelle di Gesù Bambino raccolgono l'eredità della loro Fondatrice in Italia, in Svizzera, in Brasile e in Costa d'Avorio, riconoscenti al Signore per il dono che è stata per ciascuna di loro, per la Chiesa, per la società: dono prezioso, anche se piccolo seme, da cui però “il Signore saprà trarre la sua gloria” .