È Natale ...

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È durante la notte, nella pace della natura,

nel quieto vivere del creato, che accade il più grande mistero d’amore. 

Dio Padre ha avvertito il bisogno dell’uomo e ha mandato suo Figlio in mezzo a noi: il desiderio diventa realtà, la Parola diventa carne.

“Vi annuncio una grande gioia”: la felicità non è un miraggio, è possibile e vicina.

“E sarà per tutto il popolo”:una gioia possibile a tutti, ma proprio tutti, per il popolo, senza distinzioni.

E la chiave, la sorgente della felicità? “Oggi vi è nato un Salvatore”.

Dio è attento alle esigenze dell’uomo. La nascita di Gesù, non è un caso isolato; è espressione di un progetto: Dio è venuto a portare non tanto il perdono, ma molto di più; è venuto a portare se stesso, luce nel buio, fiamma nel freddo, amore dentro il disamore, pace nella violenza, gioia nella fatica. 

Ma per conoscere tutto questo bisogna camminare, spostarsi, staccarsi dalle proprie credenze, dalle proprie paure, da propri dubbi e andare verso la luce, verso la certezza. 

Luca ci presenta questo camminare: prima quello di Maria e Giuseppe per cercare un luogo adatto, sereno, lontano dalle luci che offuscano la mente, indeboliscono il cuore. La famiglia ha bisogno della sua riservatezza, della sua intimità. La serenità della convivenza, la delicatezza di una carezza, la dolcezza di uno sguardo parlante, non trovano posto nel caravan selvaggio del corri corri della nostra storia.

E poi, sono i pastori che vanno, camminano, lasciano il sicuro per andare a vedere l’incerto…È l’unica visita in quella notte, un gruppo di pastori, maleodoranti di lana, di latte e del sudore di un lavoro onesto. È bello questo per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati, gli esclusi, gli abbandonati... Dio ricomincia da loro.

Quella grotta diventa la nostra coscienza; dobbiamo camminare verso di essa ed è là che avviene l’incontro, la conferma: videro “com’era stato detto loro”. È nel silenzio della nostra coscienza che troviamo il divino! 

Mettiamoci in cammino, allora, andiamo a vedere, avviciniamoci a questo Bambino, adagiato in una mangiatoia, parliamo a Maria e a Giuseppe di ciò che sappiamo di Lui; raccogliamo la pace, la serenità che dona al cuore e ritorniamo alla nostra quotidianità lodando Dio per ciò che ha lasciato di bello in noi.

E preghiamo: 

Mio Dio, mio Dio bambino,

povero come l'amore,

piccolo come un piccolo d'uomo,

umile come la paglia dove sei nato,

mio piccolo Dio che impari a vivere questa nostra stessa vita.

Mio Dio incapace di aggredire e di fare del male,

che vivi soltanto se sei amato,

insegnami che non c'è altro senso per me,

non c'è altro destino che diventare come Te.”

(E. Ronchi)

BUON NATALE A TUTTI!