Instancabili camminatori

magi

L’icona dei magi è cara alla nostra spiritualità. Quali provocazioni ci vengono da questi “stranieri”, venuti da lontano? Che cosa dicono alla vita del credente, se non fosse un’Ancella di Gesù Bambino?

1.Sono coloro che alzano lo sguardo al cielo e sanno leggere i segni.

Sono uomini che esplorano il grande spazio del cielo, che cercano con pazienza per comprendere i segni del firmamento. Sono uomini di cielo che abitano su questa terra e desiderano tradurre nella vita ciò che comprendono della volta celeste.  Elena invitava le prime Ancelle a “slanciare lo sguardo al cielo e là spingere i cuori”. L’uomo plasmato dalla terra riceve il soffio di Dio, perché abiti su questa terra portandovi la vita stessa di Dio. Nel salmo 113B leggiamo: “I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la terra ai figli dell’uomo” perché la trasformino in cielo.

2.Sono coloro che si mettono in cammino, a differenza di Gerusalemme.

Entrambi i segni – la stella per i magi e i magi per Gerusalemme - sono qualcosa di nuovo, di inaspettato, che si fa realtà, con la quale confrontarsi, e chiede una reazione. Elena ci stimola a rimanere sempre aperte alla novità: “Questi mezzi sono come una stella per noi, che ci invita, ci chiama, ci spinge a seguire il Signore”. I magi ci insegnano a camminare, seguendo una stella, lasciandoci sorreggere dal desiderio più prezioso che portiamo nel cuore. La parola “desiderio” indica una mancanza, letteralmente significa una “condizione in cui sono assenti le stelle”. Ecco perché i magi, quando trovano quella stella, non la lasciano più: essa richiama l’incontro con qualcuno che ha colmato le attese profonde e vere del loro cuore.

3.Sono coloro che cercano.

Non hanno paura di muoversi nella notte, non vedono esattamente tutto, non sanno tutto, mettono in conto la possibilità di affrontare dei pericoli. Si fidano di segni che pian piano incontrano sulla strada. Hanno il coraggio di inoltrarsi in territori ignoti, forse anche ostili e di confrontarsi con una cultura diversa dalla loro.  Elena ci ricordava che “è stata la luce di quella stella che ha condotto i Magi ai piedi del Dio Bambino”.I magi non sarebbero arrivati nel villaggio giusto senza la risposta che i “grandi” di Gerusalemme donano loro: ascoltano le indicazioni di chi offre loro un minimo raggio di luce, anche se velato dalla propria incoerenza. In questo racconto domina infatti la presenza di Dio che guida ogni avvenimento e si serve di tutto, anche dei calcoli e delle macchinazioni di Erode, per realizzare il suo disegno di salvezza. Siamo chiamati ad ascoltare tutte le parole che ci vengono dette, a non buttarle via, a verificarle. Dai magi possiamo imparare la disponibilità a rischiare: vanno a  Betlemme, là dove sembra improbabile trovare le risposte che cercano e lì trovano la risposta al desiderio che li abita.

4.Sono coloro che tornano per altre strade per annunciare.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, …”: l’incontro con il Bambino relativizza la loro necessità di rispettare la parola data al potente di turno e quindi di leggere la realtà con gli occhi di Dio. Una strada che si è rivelata feconda in un certo momento della nostra vita non è detto che continui ad essere adatta in altri tempi: potrebbe essere la strada che ci riporta da Erode. I magi fecero ritorno per un’altra strada anche perché avevano un messaggio da annunciare.

Lo dice anche M. Elena in una sua poesia:

A te, devoti, coroni e scettri

del tuo presepe porranno al suol.

Venuti al raggio di nuova stella,

nunzi saranno del nuovo sol”.

Come i magi, desideriamo essere uomini e donne cercatrici di Dio dentro le nostre “notti” e instancabili camminatori sulle strade di questo mondo, perché con la nostra vita possiamo diventare ogni giorno testimoni del “sole che sorge dall’alto”.