Ogni strada sarà appianata

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Ogni burrone sarà colmato, ogni strada sarà appianata...

L’evangelista Luca ci presenta una pagina di storia per farci comprendere che la nostra vita non è fuori di essa e il vangelo interessa noi personalmente e non solo gli altri. Siamo noi, nel nostro spazio, nel nostro tempo, interpellati oggi: è la nostra vita, la storia che ci tocca. È ora, il nostro momento da vivere.

Dio parla ora, nella mia situazione, nel mio lavoro, nelle mie attività, nella mia crisi, nella mia gioia, nel mio … deserto. Ma il deserto non è stabile dimora; si deve camminare verso qualcosa, verso qualcuno; si deve avere una meta, un traguardo e le dune della vita appesantiscono le gambe; i venti offuscano la vista; l’unica salvezza del deserto è continuare a camminare verso un domani migliore.

La vita del credente è il cammino verso Dio, attraversando il deserto della solitudine, dell’individualità, dell’indifferenza. Dio non ci abbandona, ci attira nel deserto e ci parla nella storia, nella realtà concreta della vita. Luca, nel Vangelo, entra nella storia, ci dà delle notizie storiche: possiamo sostituire quei nomi con altri, più attuali, quelli che costruiscono o distruggono il nostro oggi. Sono personaggi che incontriamo e/o dobbiamo incontrare necessariamente! È storia!

In questa realtà, la Parola parla. La coscienza interroga, suggerisce, discerne, sceglie perché questa è oggi la Parola. Si rischia, però, di non accorgerci di questo linguaggio e ci prende l’indifferenza, vivendo nel deserto del nostro cuore arido e senza acqua, senza vita. Basta leggere i giornali: uccisioni familiari per un nonnulla, stragi, odio, responsabilità che declinano accusando gli altri, ruoli sociali, civili, religiosi, educativi che perdono la loro immagine. Oggi chi è un padre, chi è una madre, chi è la famiglia?  … La nostra vita senza il confronto con Dio, è deserto. Allora usciamo da questo deserto, camminiamo cercando equilibrio dentro di noi. Le colline da abbassare, le valli da riempire non sono i difetti del mondo, della chiesa, della famiglia, dei figli, degli amici, ma sono i miei, i nostri, l’instabilità che ci tenta continuamente. 

Giovanni vive nel deserto per farci comprendere che lo stato dell’uomo è quello dell’esodo: uscire continuamente da se stessi, disertare dalle proprie false identità, svuotarsi di un passato fatto di paure e abbandonarsi al nuovo. Cerchiamo equilibrio nella nostra vita e tutto sarà diverso. Camminiamo predicando un battesimo di conversione con la testimonianza fatta di bene, di perdono, di accoglienza. Viviamo con sincerità senza inganno, senza mezze misure, sicuri che ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”

È un modo autentico di vivere l’Avvento e di incontrare il Signore che ci salva, che nasce nella nostra umanità, che fa nuova ogni cosa dentro la storia, la nostra storia. 

 

Ogni Ancella di Gesù Bambino ha un suo deserto da attraversare, fatto di interiorità e silenzio (Costituzioni Art. 39) per “onorare il silenzio di Gesù Bambino nel seno di Maria” (Conferenze 27.11.1898) e aprire una nuova strada nella testimonianza e nel gioioso servizio quotidiano.