Il tempo è compiuto. Siamo al culmine della storia. Tutto è stato preparato, tutto è stato tentato ma ancora una coltre di nebbia fitta avvolge l’umanità. Allora Dio decide: la sua Parola, il Verbo, diventa luce nella notte più profonda, si fa incontro con l’umanità.
Natale è questo: stupore di un Dio che si fa vicino,
che annulla le distanze, che supera il buio e il freddo e viene a spiegarsi… Lui è luce, è vita, è uomo! Uomo che assume, con forza e tenerezza, le contraddizioni dell’umanità intera. In una società in cui il cambiamento è rapido e normale, in cui il movimento è globale e scontato, può esserci uno spazio per il Natale? Papa Francesco suggerisce di non togliere la tradizione del presepe quale segno ammirabile, ma l’uomo di oggi sa leggere i segni? È capace di cercare Dio dove Lui si trova piuttosto che dove si pensa che Dio debba stare per noi?Natale è questo: meraviglia di un Dio che nasce bambino per crescere come uomo, insegnandoci il modo di vivere la nostra umanità, dove non deve esserci spazio per distinguere fra uomo e uomo, ma tutti chiamati ad accogliere Dio nella propria esistenza.Allora avviciniamoci al presepe come una madre si avvicina al proprio bambino: con prudenza e tenerezza, con attenzione e disponibilità. Così con Dio, con quel Dio che nasce bambino. È necessario osservarlo con il cuore prima che con l’intelligenza. E il cuore deve lasciarsi prendere dalla tenerezza che non è mollezza ma forza d’amore che sa riconoscere ogni respiro.Natale è questo: imparare il linguaggio di Dio che parla all’uomo perché dia il meglio di sé, perché si accorga che qualcosa di nuovo sta nascendo. A Natale Dio pone un nuovo inizio per noi, per la storia, ma noi restiamo fissi nella nostra storia, nelle nostre fragilità; se non assumiamo questa vita che ci è data nuova, se non ci scrolliamo di dosso le fatiche passate e non guardiamo con occhio nuovo il presente che prepara il futuro, saremo spettatori freddi dinanzi al mistero che riscalda i cuori. Rischiamo di vestire le vesti di Erode o di quei sacerdoti che cercano nelle Scritture ma non sanno accogliere.Natale è la vita che vuole irrompere nuova in questo oggi che ci tiene incatenati al passato. Non è mai troppo tardi per iniziare un nuovo cammino, sapendo che Dio si è fatto umanità e ci chiama da dove ci troviamo ora, con la nostra storia di stanchezza e di forza, di gioia e di dolore, di tenerezza e di rifiuto e ci invita a camminare verso la nostra greppia dove viene deposto.
Mio Dio, mio Dio Bambino
povero come l’amorepiccolo come un piccolo d’uomo
umile come la paglia dove sei nato.
Mio piccolo Dio
che imparavi a vivere questa nostra stessa vita
che domandi attenzione e protezioneche hai ansia di luce
mio Dio incapace di difenderti
e di aggredire e di fare del male
mio Dio che vivi soltanto se sei amato
che altro non sai fare che amare
e domandare amore.
Insegnami che non c’è altro senso
non c’è altro destino che diventare come te
carne intrisa di cielo, sillaba di Dio,
come Te, che cingi per sempre in un abbraccio
l’amarezza di ogni tua creatura
malata di solitudine!
Ermes Ronchi